Secondo il professor Alessandro Barbero, i voti scolastici contano molto, sebbene molti siano contrari a questo tipo di valutazione. Ecco la tesi del docente universitario, ora pensionato.
"Ho preso 8 all'interrogazione", "L'insegnante mi ha messo 4 al compito di latino". Sono frasi che abbiamo pronunciato o sentito pronunciare svariate volte nei cinque anni di scuole superiori che, presumibilmente, tutti noi abbiamo frequentato. Eppure, tutto cambia. Più passano gli anni, più aumenta il numero di docenti che vuole superare schemi "antichi", uno su tutti il giudizio degli anni basato su voti numerici, in vigore da fine '800 nelle scuole italiane. Uno dei docenti contrari è Vincenzo Caico, dirigente scolastico dell'Istituto "Michelangelo Bonarroti" di Monfalcone, in provincia di Gorizia. In un'intervista a Orizzonte Scuola, fece sapere che "il voto numero dà un'illusione di sintesi e di oggettività".
A suo dire, un insegnante non dovrebbe dare voti numerici ma "feedback tempestivi", tramite annotazioni sintetche, ma anche giudizi descrittivi più completi. E non solo: anche gli studenti dovrebbero dare dei feedback agli insegnanti, affinché la loro didattica diventi più efficace. Così facendo, entrambi traggono benefici dalle lezioni quotidiane. Insomma, c'è chi vuole andare oltre vecchi schemi e rendere la scuola un luogo di confronto, non finalizzato a 'creare' studenti valutati esclusivamente dai voti che hanno. Molti studenti, infatti, vivono con ansia la questione dei voti, soprattutto se utili all'iscrizione a una specifica università. Studiare con la costante sensazione di stress non provoca quel sano piacere dell'apprendimento che ciascuno dovrebbe provare.
Il professor Alessandro Barbero sull'importanza dei voti scolastici
Di recente, il professor Barbero è stato intervistato al "Grattacielo Sanpaolo" in occasione di un evento. Una giornalista gli ha chiesto cosa pensasse della proposta di un docente di Torino di abolire i voti numerici. Barbero risponde che, come succede a molti, invecchiando è diventato più conservatore. A suo modo di vedere, i voti numerici non andrebbero aboliti. Questi ultimi hanno "un senso", dato che la scuola va avanti così da alcuni secoli e nessuno è mai riuscito ad abolirli del tutto.
Barbero, al contempo, pensa che il mondo della scuola sia "così complesso" che ogni insegnante abbia il diritto di decidere, nel rapporto con i suoi allievi, cosa abbia più senso fare. Anche Matteo Salvini, leader della Lega, crede che i voti scolastici numerici non vadano aboliti. Barbero non cade nella provocazione, affermando che se Salvini esprime un parere simile al suo, non si sente di dissentire solo perché arriva dalla bocca di un politico con idee diverse. Infine, a sorpresa, Barbero ammette che alle superiori "andava benino" e che un anno è stato perfino rimandato in latino. Insomma, non tutti i docenti universitari erano "secchioni" alle superiori, come si potrebbe pensare. Nel corso dell'intervista ha ammesso che "non ha mai pensato di entrare in politica" da quando è adulto, sebbene da giovane sia stato militante per alcuni anni.